Mulini di Rasiglia
Rasiglia tra lana e antichi mulini
Nella prima metà del Seicento, Rasiglia divenne importante per le sue attività artigianali. In particolare si ricordano quattro mulini: Accorimboni, Angeli, Silvestri e Ottaviani. L’acqua delle sorgenti permetteva il movimento delle pale, che azionavano la macina in pietra. Una volta frantumato, il grano veniva raffinato con il buratto, un cilindro rivestito con finissima seta che permetteva la separazione del grano dalla crusca. Proprio i mulini sono protagonisti di un simpatico aneddoto: la gente del posto associava, forse riferendosi all’indole del mugnaio o al rumore stesso della macina, delle particolari espressioni a ciascun mulino: all’Angeli “Lu saccu pe’ coscienza”, al Silvestri “Chi sci, chi no”, all’Ottaviani “Tutti uguali, tutti uguali”.
Le foto seguenti sono del mulino di Leopoldo Silvestri, l'ultimo mugnaio di Rasiglia.
Rasiglia da sempre è sinonimo di acqua. Acqua intesa come risorsa utilizzata dall’uomo, attraverso tecniche e tecnologie sostenibili in piena armonia con gli ecosistemi ed i cicli naturali, per la propria sopravvivenza, per creare benessere e sviluppo. Per Arpa Umbria Rasiglia rappresenta un laboratorio di diversità e complessità, un paradigma della “comunità sostenibile”